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Generazione Y: l’ultima del millennio, la prima della globalizzazione


Generazione Y: l’ultima del millennio, la prima della globalizzazione

di SILVIA FERRARA

I millennials sono i giovani nati nell’ultimo ventennio del XX secolo, tra i primi anni ottanta e i primi anni del 2000, la generazione è chiamata Y, perché caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. La loro caratteristica principale è la cosiddetta natività digitale, ossia una persona nata durante gli anni dello sviluppo tecnologico e cresciuta in costante e significativo contatto con questo.Il termine millennial sta godendo di una diffusione sempre maggiore, sia nelle scienze sociali che nel linguaggio comune – in particolar modo negli Stati Uniti; una popolazione di giovani cresciuti nell’era di Internet e dell’iPod, che vive le contraddizioni dell’inserirsi in un mercato del lavoro caratterizzato da flessibilità e precariato, e di trasmettere alle generazioni precedenti le proprie conoscenze tecnologiche.Sono i giovani che presentano il fenomeno del “second screen”, cioè che passano più tempo sul dispositivo mobile (smartphone, tablet); il 74% di loro è sempre connesso, comprano online e via smartphone. Da uno studio condotto da Millward Brown in 30 Paesi, risulta che un utente medio passa 7 ore davanti a uno schermo, di cui 2 ore e mezza su smartphone, e il restante tempo tra televisione e computer.All’abilità tecnologica dei millennials si associa una generalizzata apatia e una sorta di indifferenza nei confronti della collettività e delle questioni socio-politiche. Sono giovani distanti da credi, valori e ideali delle generazioni precedenti: il loro approccio è deduttivo, scettico e realista. Questa disposizione si collega al presentismo, ovvero l’indole a vivere la vita giorno per giorno: qui ed ora, tutto e subito, senza particolari visioni, progetti o preoccupazioni che tengano in considerazione il futuro.In un convegno dell’Associazione delle Business schools europee, dal titolo Generation Y-Mode d’employ, come dire “istruzioni per l’uso” è emerso che diversamente da quelle precedenti, questa generazione fissa degli obiettivi e si ferma dopo averli raggiunti, cercando di migliorarsi costantemente e, dopo aver raggiunto un traguardo, ne fissa immediatamente un altro più ambizioso. L’esistenza delle nuove generazioni, quindi, tende a non essere più progettata lungo una linea che va dal passato al futuro: le decisioni vengono prese al momento, sulla base di esigenze e desideri legati esclusivamente alla situazione e al contesto.Infine la generazione Y mostra un livello di omogeneità, si presenta come “unisex”, un insieme compatto e omogeneo, soprattutto nelle preferenze lavorative; i giovani vivono il mito della grande azienda multinazionale, tecnologicamente avanzata, che offre la possibilità di viaggiare e di crescere professionalmente. Sognano un ambiente di lavoro aperto e informale, una relazione trasparente con il proprio capo e la possibilità di avere libero accesso a tutte le informazioni riguardanti l’azienda. Ciascuno è responsabile di quello che fa e che decide, della strada che sceglie, di come la porta avanti e del segno che lascia sulla terra. I nuovi valori, che in realtà sono valori antichi, stanno prendendo piede all’interno di una società che ancora non è in grado di accoglierli, partendo dalle generazioni nuove e dalle nuove coscienze.

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