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Famiglie al plurale: l’amore e i diritti nella società moderna


di Silvia Ferrara

La struttura di potere nella famiglia sta profondamente cambiando e da tempo si assiste a nuovi modi di intendere il sistema famiglia, tanto che oggi, nel terzo millennio, sarebbe più opportuno parlare di famiglie, assumendo una prospettiva plurinucleare. Si parte infatti sempre più spesso da una famiglia biologica nucleare per arrivare a una famiglia ricostituita, dove la ricomposizione avviene a seguito di separazioni e di nuove successive unioni. Alla base della famiglia c’è l’evoluzione di una società; i cambiamenti di costume, di valori, di organizzazione delle relazioni sociali. È il caso ad esempio delle nuove famiglie omogenitoriali. L’American Psychological Association (2015) ha studiato la genitorialità omosessuale sin dagli anni ’80 dimostrando, con le sue numerosissime ricerche, che un bambino cresciuto in una famiglia con genitori dello stesso sesso non incontra maggiori problemi e difficoltà di un bambino che cresce con una mamma e un papà. Un circuito continuo quindi quello tra società e costume, che è stato ben illustrato a Sarzana dalla sociologa di fama internazionale Chiara Saraceno nel corso della XIII edizione del Festival della Mente. Attualmente honorary fellow al Collegio Carlo Alberto di Torino, in precedenza professore di ricerca presso il Wissenschaftszentrum für Sozialforschung di Berlino, la Saraceno ha parlato dei confini mobili delle nuove famiglie, sia dal punto di vista geografico che relazionale, specificando come siano le norme per definire la famiglia a variare da un paese all’altro e ci spiega in una sua intervista questo suo punto di vista.

Prof. Saraceno come definirebbe oggi la famiglia? In primo luogo direi che, oggi, il modo di intendere la famiglia, chi ne fa parte, chi può farne una, con quali aspettative e obblighi in base al genere e alla generazione, varia da una società all’altra ed anche dentro una stessa società. A livello minimo direi che c’è famiglia quando le persone assumono impegni reciproci di solidarietà e responsabilità in modo sistematico e continuativo.

Possiamo dire che è in corso un cambiamento strutturale della famiglia e se sì, quali sono gli aspetti più rilevanti?

Per quanto riguarda le società occidentali, il primo grande cambiamento ha riguardato i rapporti uomo-donna in direzione di una maggiore parità e più ridotta divisione del lavoro e delle sfere di competenza. Un altro cambiamento riguarda la gestione della propria sessualità non più ai soli fini riproduttivi, anche per le donne. La riduzione della fecondità unita all’allungamento della vita ha poi modificato la forma della parentela, dando luogo a quella che è stata chiamata la beanpole family; con molte generazioni presenti, ma poche persone in ciascuna generazione, e più in quelle più vecchie che in quelle più giovani. Questo ha anche cambiato i ruoli generazionali: si rimane figli a lungo, anche quando si diventa genitori e persino nonni. Le tecniche di riproduzione assistita poi hanno permesso la genitorialità in famiglie composte da una coppia dello stesso sesso e pongono in discussione l’ovvietà della coincidenza tra generazione biologica e generazione sociale e la questione di come riconoscere la pluralità dei soggetti che concorrono alla messa al mondo di un nuovo essere umano.

Quindi un adeguamento legislativo è molto importante per questa nuova strutturazione sociale?

Esatto. Le diverse legislazioni nazionali, ma anche le decisioni della Corte europea e della Corte dei diritti dell’uomo, già lo stanno facendo. Per quanto riguarda i rapporti e modelli di genere, ad esempio, le legislazioni sociali europee devono prevedere la possibilità di un congedo parentale anche ai padri, ridefinendo così il ruolo paterno. Alcuni paesi hanno introdotto incentivi e/o quote riservate a questo scopo o uno statuto giuridico alle coppie dello stesso sesso, sempre più nella forma del matrimonio e quasi tutti riconoscono il diritto di queste coppie ad avere figli. Ma anche se la riproduzione assistita è regolamentata in tutti i paesi, le diverse forme aprono ad un turismo riproduttivo, che genera altri problemi. Occorrerà continuare a discutere e confrontarsi, salvaguardando innanzitutto i diritti dei bambini.

Potrebbe descrivere le differenze principali tra i paesi europei?

I paesi del Nord Europa sono stati i primi a spostare gli equilibri di genere all’interno della famiglia, prima sostenendo l’occupazione femminile poi promuovendo una maggiore partecipazione dei padri alla cura dei figli. Insieme all’Olanda, sono stati i primi ad affrontare l’invecchiamento della popolazione e i bisogni di cura degli anziani. È in questi paesi che il fenomeno delle convivenze senza matrimonio e delle nascite fuori dal matrimonio, ma entro una coppia convivente si è diffuso ed è diventato il modo “normale“di prima formazione di una famiglia e dove le coppie dello stesso sesso hanno avuto riconoscimento giuridico. L‘Olanda è stato il primo paese ad estendere la possibilità di sposarsi e adottare alle coppie dello stesso sesso e insieme all’ Inghilterra, è anche il paese con la legislazione più liberale nella Unione Europea in campo di riproduzione assistita e gestazione per altri nella forma altruistica. Francia e Spagna vanno nella stessa direzione dei paesi nordici per quanto riguarda la legislazione sulla riproduzione assistita e il matrimonio same sex, ma hanno una normativa più pesante per le obbligazioni intergenerazionali e minori incentivi al riequilibrio dei rapporti di genere. La Germania ha rafforzato le sue iniziative in quest’ ultimo campo negli ultimi anni, ma ci sono ancora incentivi, ad esempio nel fisco, per modelli di coppia asimmetrici e l’occupazione femminile è ancora largamente part time.

E l’Italia? In Italia i mutamenti sono stati e sono più lenti a tutti i livelli, salvo che in quello demografico.

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