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La febbre del corpo perfetto

di Silvia Ferrara

Fin dall’antichità la bellezza femminile è stata valutata e misurata sulla base di un modello estetico di riferimento, riconosciuto dalla società in un determinato contesto storico, sociale ed economico. Il modo di rappresentarla e il ruolo simbolico da essa svolto sono cambiati nel corso dei secoli, di pari passo con il variare del gusto estetico e con il diverso modo di concepire il ruolo della donna nella società.

“Sempre più snelli” è ormai un imperativo sociale della cultura occidentale, dettato dagli stilisti alle top-model, dai pubblicitari alla gente, un imperativo che ha sempre più presa come modello di bellezza nella nostra società, ma che si sta rendendo sempre più incompatibile con la tutela alla propria salute. Qualcuno, infatti, ne fa una malattia e al riguardo i dati parlano chiaro: se nel 1970 il profitto mondiale del mercato delle diete era di10 miliardi di dollari, oggi è salito a 33 miliardi di dollari. Esiste soprattutto una realtà, quella delle popolazioni adolescenti e adulte, in particolar modo di sesso femminile, che sempre più è sollecitata ad aderire a questi modelli di bellezza e attrazione, un atteggiamento che può anche favorire il rischio di sviluppare un vero e proprio disturbo dell’alimentazione. Gli adolescenti di oggi sono sempre alla ricerca di attenzione e di approvazione, basata sui click delle foto postate e sui commenti. Inseriscono costantemente sui social network foto in pose particolari del loro look, che riprendono le azioni quotidiane dal cambiarsi al truccarsi. Tiggemann e Slater, in uno studio pubblicato sulla rivista specializzata International Journal of Eating Disorders nel 2013, sottolineano come Internet e, in particolare, Facebook, abbia rivoluzionato la vita delle adolescenti. Il 75% delle ragazze intervistate ha un profilo Facebook e utilizza questo social network sia per informarsi sulle tendenze e le mode, sia per mostrare la propria vita (tramite post, video e foto) ai contatti.

L’autostima a volte dipende dal numero di click o di “mi piace”. Il problema può nascere quando arrivano i “non mi piace”, i commenti negativi, quando qualcuno prende quell’immagine e la condivide, o la invia ad altri coetanei, deridendo la persona che si può trovare in pochissimo tempo in un vortice. Quando la bellezza diventa ossessione è una sola ed è inoltre molto potente. Nella società odierna si è affermato un vero e proprio culto del corpo e la bellezza esteriore sembra diventata più importante delle qualità morali ed intellettive; un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, ricorrendo, se necessario, a lifting, ritocchi vari, fino a veri e propri interventi chirurgici per assottigliare alcune parti o riempirne altre. Quest’ansia non dipende da motivi di salute bensì dal condizionamento che, nella nostra cultura, è importante essere carine e che la magrezza è considerata un elemento essenziale della bellezza». Quante cose potrebbero invece fare le donne, quanti progetti potrebbero elaborare, quanti traguardi potrebbero tagliare se tutto il tempo e le energie che impiegano per essere belle venissero dirottate altrove? A questa domanda è dedicato il libro di Renee Engeln “Beauty mania. Quando la bellezza diventa ossessione” pubblicato nel 2017 negli USA; i dati riferiscono che nella fascia compresa fra i 5 e i 9 anni, il 40 per cento delle bambine dice di desiderare un corpo più snello e quasi un terzo delle alunne di terza elementare già sostiene di avere costantemente paura di ingrassare. Crescendo, la situazione non migliora. «L’impressione di non essere abbastanza, che accomuna tante teenager, è strettamente legata alla delusione che provano guardandosi allo specchio», dichiara l’autrice. E qui nasce un’altra domanda: cosa vediamo quando ci guardiamo allo specchio? Engeln risponde così: «Specchiandoci non vediamo la realtà, bensì il risultato di anni di impulsi culturali, commenti di amici e famigliari, preoccupazioni interiori. Una cultura malata di bellezza insomma, che non smette mai di ricordare alle donne che il loro aspetto è oggetto di valutazioni e critiche da parte degli altri. Sappiamo tutte che cosa si prova quando il nostro carattere e le nostre azioni passano in secondo piano, schiacciati dall’importanza dell’estetica».

Parallelamente a quanto accade negli Stati Uniti, anche in Europa si conferma questa tendenza, come riportato dallo studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) che indaga i comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare e si svolge ogni 4 anni, in collaborazione con l’Ufficio Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa. L’indagine, che nel 2014 ha coinvolto ragazzi di 11, 13 e 15 anni, mostra la Danimarca nell’uso di comportamenti per ridurre il peso corporeo al primo posto per le tre fasce d’età, sia nelle femmine che nei maschi, seguita da Repubblica Ceca e Polonia. La ricerca mostra anche come ci siano dei fattori che possono proteggere i giovani da questa direzione critica, e sono: la sensibilizzazione verso comportamenti sani nei confronti dei prodotti alimentari e dell’attività fisica, e l’incoraggiamento dei genitori e degli altri significativi.

A conferma che l’influenza sociale può mostrare anche un suo lato positivo.

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