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  • Silvia Ferrara - - Il Ponte La rivista degli

La misurazione della felicità: una questione di benessere individuale e sociale

Nell’Eurozona Italia, Grecia e Spagna sono tra i dieci paesi con il maggior declino di felicità rientrando tra quelli che risentono maggiormente di una serie di tensioni economiche, politiche e sociali.

È giunto alla quarta edizione il World Happiness Report 2016 Update (WHR), Rapporto Mondiale della Felicità, pubblicato dall’organismo dell’ONU Sustainable Development Solutions Network (Sdsn). Il rapporto si basa sui dati del triennio 2013-2015 relativi a 156 Paesi. Anche la felicità è misurabile e sono sei le dimensioni principali che la definiscono nelle nostre società: il Pil (prodotto interno lordo) pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, la qualità della vita di relazioni, la libertà nelle scelte di vita, assenza di corruzione, e la cultura della generosità. La classifica incorona come paese più felice del mondo la Danimarca, che riconquista il primo posto nella classifica mondiale, e dal 2012 è la terza volta che accade.

Dopo i danesi, sul podio troviamo gli svizzeri e gli islandesi, seguiti da Norvegia. Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Sono gli stessi Paesi che hanno dominato la topten dello scorso anno, ma ne è cambiato l’ordine. Nell’Eurozona l’Italia, che è al 50simo posto confermando la posizione dello scorso anno, la Grecia e la Spagna, sono tra quelli con il maggior declino di felicità, perdendo più posizioni rispetto agli altri rispetto al 2007. Elementi come la disoccup a z i o n e giovanile e la conseguente preoccupazione per il futuro e la corruzione, sono i fattori che hanno inciso di più sui risultati degli italiani. Emerge cosi chiaramente che, nella classifica dei paesi più felici, in fatto di qualità di vita, il Nord Europa primeggia, proprio perché in quei luoghi il benessere sociale e politico coincide con quello personale. Per la prima volta l’edizione del WHR di quest’anno valuta anche il ruolo specifico delle conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere tra i paesi. I dati evidenziano purtroppo che la disuguaglianza di felicità è aumentata in modo significativo (tra il periodo 2012-2015 e il 2005-2011) nella maggior parte dei paesi, in quasi tutte le regioni del mondo, e per la popolazione del mondo nel suo complesso. La classifica mostra quindi che per eleggere i Paesi dove si vive meglio si debba prendere in considerazione proprio lo stile di vita dei cittadini, la possibilità di accedere agevolmente ai servizi pubblici, alle cure mediche, all’istruzione, di trascorrere al meglio il proprio tempo libero e di avere a disposizione mezzi di trasporto sostenibili. E’ dalla storica risoluzione dell’Assemblea Generale del luglio 2011 che l’Onu esorta la politica a tenere in maggior considerazione i fattori che determinano la percezione di benessere nelle popolazioni del pianeta e in questa classifica lo possiamo osservare. “La misurazione della felicità percepita e il raggiungimento del benessere dovrebbero essere attività all’ordine del giorno di ogni nazione che si propone di perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile” – afferma l’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, tra i curatori del rapporto. “Il benessere umano – commenta Sachs – dovrebbe essere promosso attraverso un approccio olistico che combina obiettivi economici, sociali e ambientali. Dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale”. A conferma di come l’uomo nella sua dimensione reale di felicità, oltre alla pulsione del solo calcolo utilitarista, riporti in primo piano valori come l’altruismo e le buone relazioni umane.

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