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LA BASSA AUTOSTIMA DELLE DONNE ITALIANE

di Silvia Ferrara

L’autostima è la forza su cui costruire una solida identità e delle relazioni sociali positive, permette di raggiungere una condizione di benessere e aiuta ad accettare la propria unicità.


Una recente ricerca sostenuta da Dove (Unilever) e condotta da Edelman Intelligence ha evidenziato che il 75% delle donne italiane, giovani e meno giovani, dichiara di avere un’autostima medio/bassa, condizionando la propria quotidianità. 4 donne su 10 non si sentono affatto belle, 7 su 10 non hanno un’opinione positiva del proprio corpo e 8 su 10 evitano di andare ad eventi pubblici per paura di non apparire perfette.

Il 50% delle donne intervistate, inoltre, ha dichiarato di sentire molto forte la competizione con amici e familiari e di avere la sensazione di non potersi permettere di sbagliare, mentre l’80% di donne e ragazze con una bassa considerazione del loro corpo non effettua i controlli clinici di routine.

La ricerca ha evidenziato inoltre come il livello di autostima nelle donne diminuisca ulteriormente e in modo drastico in età adolescenziale tra i 14 e i 17 anni, dove c’è un calo di 16 punti percentuali.

Un risultato che ha portato l’Italia al penultimo posto, prima solo del Giappone, nella classifica realizzata in 17 Paesi d’ Europa e del mondo.

Una mancanza di autostima che si traduce in una serie di comportamenti che portano le donne ad avere un rapporto conflittuale con l’alimentazione, vivere con tensione la vita sociale perché non si sentono all’altezza e, infine a non esprimere le proprie opinioni per via della difficoltà percepita nel farsi ascoltare.

A questo riguardo da settembre 2019 in Italia sarà divulgata la campagna “Beauty Confidence e Autostima” lanciata nel 2004 da Dove all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ad oggi ha raggiunto oltre 35 milioni di giovani in 140 Paesi del mondo. La campagna mira a promuovere l’importanza dell’autostima come elemento fondamentale del benessere psico-sociale della persona, e come valore alla base delle relazioni positive con la propria immagine ed è già stata inserita all’interno dei programmi scolastici ministeriali di Stati Uniti, Canada e Francia.

La letteratura scientifica ha evidenziato sul tema tre aree caratteristiche:

  • gli uomini tendono ad avere più autostima rispetto alle donne

  • sia negli uomini che nelle donne l'autostima aumenta con l'età

  • le differenze di autostima non sono peculiari delle civiltà occidentali e potrebbero essere motivate, almeno in parte, da meccanismi universali.

Ma da cosa nasce questa mancanza di autostima?

Tra le cause evidenziate le più rilevanti sono sicuramente una pressione sociale sempre maggiore verso ideali irrealizzabili di perfezione: il 49% delle donne italiane sostiene infatti di avvertire il peso di dover essere sempre bella, e più della metà pensa di non poter mai mostrare le proprie debolezze; inoltre, 2 donne su 3 sentono il peso e la pressione di dover comunque raggiungere tutti i propri obiettivi.

I dati mettono in evidenza anche come la prospettiva cambi completamente quando la persona ha un alto livello di autostima, convive bene con il proprio corpo e abbraccia la propria unicità. Quando una donna ha una percezione positiva di sé e della propria immagine, nell’83% dei casi si sente positiva nei confronti della vita (contro il 63% delle donne con bassa autostima) e nel 78% si apprezza di più (contro il 63% delle donne con bassa autostima).

Visto che la capacità di apprezzare la propria bellezza si fonda, fin dall’età infantile, sullo sviluppo dell’autostima , la campagna ha deciso inoltre di investire anche su programmi finalizzati al rafforzamento dell’autostima soprattutto nei più giovani ed ha così sviluppato il primo programma formativo integrato, per la scuola e per la famiglia, con workshop e materiali di supporto, fruibili gratuitamente sul sito web Dove.

La promozione di comportamenti volti alla salute è oggi un ambito di sempre maggiore sviluppo, sia per l’implicazione dei costi sanitari, che per l’incremento del benessere stesso delle popolazioni. Esempio ne è lo studio riportato dall’OCSE sull’efficacia di un intervento attuato in Danimarca per promuovere uno stile di vita più sano. Nel corso del 2015-16 sono stati coinvolti 12 supermercati al fine di incoraggiare i clienti ad acquistare più verdura. Accanto alla carne tritata, sono state esposte confezioni di verdura già tagliata, così da integrarle all’acquisto. L’idea, basata su precedenti studi comportamentali che ne mostrano l’efficacia, ha infatti avuto un esito molto positivo: ciascun cliente ha aumentato del 61,3% l’acquisto di verdura già tagliata, mostrando come la gente sia favorevole a mangiare pasti più equilibrati purché facilmente e rapidamente disponibili. A conferma di come l’ambiente intorno a noi possa influenzarci anche positivamente.

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